Nardino Previdi

Nardino-Previdi

Nardino Previdi

Straordinario scopritore di talenti, raffinato conoscitore di uomini prima ancora che di giocatori, Nardino Previdi ha percorso cinquant’anni di calcio italiano con la competenza e la leggerezza di un signore di altri tempi. La capacità di conservare sempre un lucido metro di giudizio anche nei momenti del grande successo gli era dovuta dall’origine contadina della sua famiglia che proveniva dalla Bassa modenese, segnatamente di Novi, il paese dove Nardino nacque il 29 luglio del 1934.

In tenera età la famiglia si trasferì a Sassuolo ed in quella che, solo parecchi anni più tardi sarebbe divenuta la capitale delle piastrelle, si è svolta la sua vita. Che, per tanti anni è stata scandita dall’alternarsi fra l’amore per la famiglia, la passione per il calcio ed il lavoro in un’azienda zootecnica prima e come imprenditore nello stesso settore, poi: solo nei primi anni Settanta e grazie al suo profondo intuito ed alla grande competenza calcistica maturata in qualità di osservatore di squadre importanti quali il Torino ed alle prime competenze manageriali a Mantova, a Previdi si sono spalancate le porte del calcio che conta. Ma Nardino non ha mai voluto staccarsi dal suo mondo, ha sempre preferito fare il pendolare, conservando gli affetti più cari, gli amici veri ed un attaccamento forte verso i valori reali della vita. E’ il 1978 quando Previdi diviene direttore sportivo del Brescia, squadra che in un paio d’anni porta in serie A, ma è solo l’inizio della sua grande ascesa nel mondo del pallone italianao. Infatti, il passo successivo è la Roma, la grande Roma dei Pruzzo, dei Falcao, dei Cerezo e Bruno Conti che Nardino porta alla vittoria in campionato nel 1983 (non succedeva dal 1941) l’anno successivo sempre con Nils Liedholm in panchina conduce ad un’irripetibile finale di Coppa Campioni all’Olimpico, un sogno che sfuma solo dagli undici metri.

Qui Nardino Previdi stupisce tutti, ma non chi lo conosce bene, scrivendo involontariamente una pagina di forte impatto valoriale: infatti, per stare vicino alla famiglia, all’apice del successo capitolino lascia i giallorossi e torna a due passi da casa, alla Reggiana in serie C1. Non perde però il fiuto, anzi, se possibile lo affina. Infatti, a Reggio Emilia dà il “la” a quel settore giovanile granata che da allora è il fiore all’occhiello della società, fucina di talenti puri che ha dato tantissimo al calcio italiano. Ma ben presto le grandi squadre lo tornano a cercare. Il ritorno alle luci della ribalta ha un cono di luce di colore viola: a Firenze, chiamato dal conte Pontello, Nardino Previdi costruisce una squadra che ancora oggi rappresenta un vivo ricordo in riva all’Arno, con Roberto Baggio stella più lucente di tutti, un gruppo capace di giocare la finale di Coppa Uefa contro la Juventus, una parabola che comprende anche la cessione dello stesso genio di Caldogno alla Vecchia Signora. L’avvento di Cecchi Gori toglie certezze a chi ha lavorato a Firenze, così per Nardino il passaggio ad altri club diventa automatico: prima al Napoli, poi al Bologna, infine al Perugia dove vince un altro campionato, questa volta di serie C. Quasi in età “pensionabile”, per Previdi si apre un’altra grande pagina, quella veronese sponda Hellas. Riesce infatti a risollevare la squadra gialloblù che, dopo i fasti dello scudetto nel 1985 era scesa nei bassifondi del calcio che conta e la riporta in serie A ottenendo un consenso unanime fra gli addetti ai lavori ed il pubblico tanto che , appena due anni fa, Previdi è stato richiamato al capezzale della stessa società per salvarla da una clamorosa retrocessione in C2, cosa che puntualmente avviene. Nel mezzo, tanto calcio e tanta passione, tanti talenti da scoprire, tante mani strette ed una incredibile voglia di vivere, nonostante i tanti acciacchi dei quali da tempo soffriva. E’ stato consulente di Juventus, Milan, Atalanta, Fiorentina e Bologna, non ha mai abbandonato le cariche di consigliere del settore tecnico di Coverciano e all’Adise, l’associazione dei direttori sportivi. Soprattutto, non mai smesso fino all’ultimo di essere uomo vero, animato da grande passione sportiva e dal rispetto verso chiunque, doti umane che rendono la figura di Nardino Previdi un indimenticabile esempio di correttezza e capacità.